ROCCARASO – L’attività di ospitalità di una località turistica che si rispetti deve essere basata quasi esclusivamente sulle strutture alberghiere; la disponibilità di seconde case, marginalmente, e solo se messe a disposizione dai proprietari, che non le usano, per l’affitto ai turisti, può integrare l’offerta più complessiva di posti letto; ma le cosiddette “seconde case” non devono mai superare determinati limiti pena l’involuzione dell’attività economica svolta in quella località.
Le comunità che perseguono attraverso il governo del territorio detta capacità virtuosa, riescono ad assicurare alla propria industria dell’ospitalità quella forza di crescita necessaria per soddisfare in maniera sempre crescente le necessità della vita dei propri cittadini; così facendo mettono a disposizione anche posti di lavoro per coloro che intendono svolgere l’attività lavorativa nel campo del turismo.
Così era la Roccaraso di una volta, definita la Cortina del Sud: alberghi e solo alberghi, altro che quella di oggi! Sotto, il Palace Regina; da destra seguono il Savoia, il Reale e il Principe (fuori immagine ci sono il Roma e il Monte Maiella e all’Aremogna il Principessa Giovanna). E vi pare poco per essere nei lontani anni ’30 dello scorso secolo?
Naturalmente affianco a detta capacità di assicurare le migliori strutture di ospitalità è necessario sviluppare in maniera soddisfacente e diversificata la disponibilità di attrezzature, impianti e organizzazione del tempo libero, il tutto nel rispetto dell’ambiente e della salvaguardia dell’identità del luogo. Coloro che non sono capaci di programmare e condurre con successo l’attività più complessiva legata a tutto ciò che è necessario per indirizzare a proprio vantaggio i flussi turistici, si trovano a gestire le attività economiche sempre in difficoltà, con mezzi finanziari ridotti o addirittura prosciugati dalla crisi di un sistema turistico fallimentare e ciò pregiudica il necessario ammodernamento delle strutture che devono essere sempre all’altezza del gradimento del turista.
Roccaraso, ma anche le altre località degli Altopiani Maggiori d’Abruzzo non riescono a stare al passo con le migliori località della montagna italiana. In particolare quelle dell’arco alpino orientale. C’è una ragione? Sicuramente ce ne sono diverse, ma due in particolare, credo, sono alla base di tutti i problemi e sono comuni nella loro dimensione a tante altre località montane: le strutture ricettive alberghiere sono insufficienti, le seconde case sono troppe, inutili e dannose. Diverse strutture alberghiere non rispondono alle attuali esigenze del turista e soprattutto sono state realizzate o rimodernate senza tener conto degli aspetti caratteristici e storici del territorio e dei suoi caratteri ambientali e paesaggistici.
Di contro, una selva orribile di seconde case è prolificata dalla metà degli anni sessanta in maniera abnorme, deturpando ogni luogo, anche mediante strutture architettoniche che non rispettano neppure le più elementari soluzioni edilizie tipiche delle necessità imposte dagli eventi atmosferici; ciò ha comportato un ulteriore deperimento dell’immagine più complessiva dei centri abitati. A Roccaraso, in particolare, ma anche a Rivisondoli, le belle ville contornate da ampi giardini che, dopo la distruzione del paese ad opera dei tedeschi, erano sorte intorno ai primi alberghi sono state inghiottite inesorabilmente dai mostri di cemento.
Come risolvere il problema?
Prendo esempio dal Trentino – tanto per confermare il fatto, secondo Fabrizio Fusco d ecodelsangro.it, che sono un uomo del nord mancato – dove la situazione, già governata in maniera soddisfacente fino a pochi anni orsono, dal 2005 è stata ulteriormente e oserei dire definitamene affrontata in maniera esemplare con l’approvazione della Legge Provinciale 11 novembre 2005, n. 16, cui il lettore può fare riferimento ricercandola nel sito della Provincia Autonoma di Trento.
Le motivazioni e i risultati che loro vogliono perseguire al fine di indirizzare l’attività urbanistica ed edilizia per tutelare il territorio, in primo luogo, ma anche per andare incontro alle necessità abitative degli abitanti e all’attività di sviluppo dell’economia turistica, sono indicate nella nota che segue e che ho tratto dalla documentazione a corredo della legge.
La residenza ordinaria e secondaria.
“La nuova disciplina degli alloggi destinati alla residenza – L.P. 11.11.2005, n. 16 – anche nota come Legge Gilmozzi, reca alcune importanti novità, la prima delle quali è la salvaguardia dell’identità di un territorio e dei suoi caratteri paesaggistico-ambientali, la seconda è quella di privilegiare le necessità abitative dei suoi abitanti.
Per questo vengono introdotti con questa nuova norma strumenti quali la perequazione e la compensazione urbanistica: La chiara volontà è quella di flessibilizzare la materia urbanistica senza dimenticare, tuttavia, le fondamentali esigenze di conservazione del patrimonio architettonico, strutturale e culturale del territorio trentino nel suo complesso. Per i Comuni più a rischio di perdita dei valori essenziali, la Giunta provinciale ha inoltre stabilito un dimensionamento massimo di alloggi per il tempo libero e vacanze, rispetto agli alloggi per la residenza ordinaria.
La limitazione della residenza per vacanze è calibrata anche attraverso la pianificazione locale che garantisce le legittime aspettative economiche legate alla produzione edilizia. Il legislatore ha tenuto ben presente le esigenze economiche dei residenti, introducendo nella legge, meccanismi derogatori che permettono varie possibilità integrative del reddito legate ad un’attività turistica non imprenditoriale.
L’obiettivo anche in questo caso è la conservazione dei caratteri di specificità del territorio che in definitiva è il vero supporto fisico di tutte le attività non solo turistiche.
da www.lamiaroccaraso.it Ugo Del Castello