L’AQUILA – “Sant’Agnese 2011, quale futuro per il movimento agnesino”. È questo il tema dell’incontro promosso dall’associazione Confraternita aquilana dei “devoti” di Sant’Agnese e dai rappresentanti delle antiche confraternite cittadine presso lo storico bar Gran Sasso che, al civico 135 di corso Vittorio Emanuele, tutt’oggi custodisce il gonfalone del palio di Sant’Agnese.
L’antica tradizione di Sant’Agnese, ben nota a tutti gli aquilani, consacra in modo goliardico il rito della maldicenza con la quale, ricorda il priore della confraternita dei “Devoti”, non si allude al “dire male” ma al “dire il male”, preservando lo spirito simpatico e mai infamante dell’antico costume.
“Oggi siamo in uno dei covi cittadini maggiormente noti per maldicenza” afferma con ironia il priore Angelo De Nicola. Infatti la congrega del bar Gran Sasso, per essersi aggiudicata la vittoria nel palio di Sant’Agnese del 2009, ha consegnato il noto stendardo da custodire a Mario Maccarone, proprietario del bar da oltre cinquant’anni.
L’entusiasmo delle nove confraternite più antiche e effervescenti dell’aquilano non sembra essersi esaurito e, pur essendo stati posticipati i festeggiamenti del 2010, numerose sorgono le iniziative culturali, volte a includere anche la vicenda che dal 6 aprile ha sconvolto tutta la cittadinanza.
“L’anno scorso”, continua De Nicola, “siamo stati sorpresi dal fatto che la ricorrenza di Sant’Agnese, nonostante la tragedia fosse fresca, continuasse a essere sentita come elemento dell’identità cittadina. Gli aquilani hanno deciso di onorare questo antico rito e non sono mancate le ben note cenette”.
La confraternita Balla che te passa, una di quelle più strutturate e i cui partecipanti possiedono cappelli, divise e labari, ha chiesto di rilanciare la Santa Agnese delle Sante Agnesi, iniziativa che è nata nel 2001 con lo scopo di riunire le confraternite storiche. “È un momento d’incontro, di confronto e di scambio di idee”, ha affermato il presidente Umberto Pilolli, “abbiamo intenzione di celebrare l’evento a un mese di distanza dalla data ufficiale e, come tradizione vuole, nominare il Super Priore”.
Manifestazione meno goliardica e di tono maggiormente impegnato sarà quella che si svolgerà il primo febbraio nell’Auditorium della Cassa di Risparmio, in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Le nove storiche confraternite intendono intavolare un dibattito che indaghi la condizione della società italiana e in particolare di quella aquilana dall’Unità a oggi, naturalmente senza tralasciare le conseguenze causate dal sisma.
“Abbiamo pensato di far sapere a tutti che la tradizione di Sant’Agnese non può morire”, ha affermato Tommaso Ceddia, presidente dell’associazione Confraternita aquilana dei devoti di Sant’Agnese, “e lo vogliamo dire con una manifestazione in cui gli interrogativi saranno molti: quale era la condizione della società italiana all’indomani dell’Unità? E qual è quella attuale? Noi aquilani, cosa eravamo un po’ prima del terremoto? E cosa siamo ora?” Sarà un’indagine destinata a rintracciare le speranze reali, ammesso che ci siano, sulle quali basare un nuovo inizio, una possibile rinascita della città.
Ospite d’eccezione il giornalista Antonio Caprarica, autore, per citarne uno tra tanti, del libro Gli italiani la sanno lunga…o no!? – Chi siamo e perché parliamo tanto male di noi. Legato alla confraternita da un sincero sentimento d’amicizia e attratto dall’antica tradizione agnesina basata sul pettegolezzo, nel 2006 aveva organizzato un Internazionale della maldicenza a cui parteciparono giornalisti russi, francesi, inglesi.
Tornerà nuovamente a L’Aquila per salutare gli amici “Devoti” e per omaggiare un’usanza che anche allora ha appoggiato con grande convinzione.
Senza mai tralasciare l’ironia richiesta dall’occasione, l’incontro si è concluso con il sincero saluto di De Nicola che ha augurato, a nome di tutte le confraternite, un buon Sant’Agnese a tutta la città.
Enrica Centi